domenica 22 aprile 2012

Trovare la libertà nel silenzio



I VEDA


Cosa sono i Veda?

I Veda sono i più antichi documenti dello spirito umano di cui siamo in possesso. Scrive il Wilson: "Quando i testi del Rg-Veda e dello Yajur-Veda saranno completati, noi saremo in possesso di materiali sufficienti per una giusta valutazione dei risultati che ne deriveranno, e dell'effettiva condizione, sia politica che religiosa, degli Indù in un'epoca coeva alle più antiche testimonianze finora conosciute dell'organizzazione sociale, di gran lunga anteriore al sorgere della civiltà greca, antecedente alle più antiche vestigia finora scoperte dell'impero assiro, contemporanea probabilmente solo ai più antichi scritti ebraici e posteriore soltanto alle dinastie egiziane, di cui tuttavia si conosce ancora ben poco oltre ai semplici nomi. I Veda ci forniscono abbondanti informazioni in merito a tutto ciò che più ci interessa per lo studio dell'antichità".
I Veda sono un'antichissima raccolta di opere sacre di estrema importanza presso la religione induista, che consistono essenzialmente in canti rituali e recitazioni le quali hanno lo scopo di vitalizzare e spiritualizzare ogni fase della vita e dell'attività dell'uomo. Si ritiene che siano il Testo sacro più antico che sia pervenuto ai giorni nostri.


Il termine "Veda" (dalla radice sanscrita vid, "sapere", "conoscere") significa letteralmente "conoscenza", e sta qui ad indicare la suprema conoscenza di Dio, o Brahman.
Fra tutti gli immensi testi dell'India, i Veda sono le uniche Scritture alle quali non viene attribuito alcun autore. Il Rig Veda riconduce gl'inni ad un'origine celeste e ci dice che essi sono stati tramandati da "tempi antichi" e rivestiti di un linguaggio nuovo. Divinamente rivelati di era in era ai Rishi (considerati dei veri e propri veggenti) i quattro Veda sono detti possedere nityatva, "validità senza tempo".
I Veda sono essenzialmente quattro: Rig il più antico, Sama, Yajur e Atharva. Sono collezioni di inni e formule magice, mantra. La datazione è incerta ma risalgono almeno al secondo millennio avanti Cristo. Per più di mille anni sono stati tramandati oralmente; in seguito scritti. L'organizzatore e suddivisore dei Veda, che consentì ai mortali di comprendere la divina conoscenza in essi contenuta, è considerato il mitico saggio Vyāsa, autore del Mahābhārata e dei Purana. Nella tradizione vedica Vyãsadeva viene riconosciuto come un Avatãra di Dio in Persona, uno dei sette principali filosofi dell'India, nonché il più grande filosofo di tutti i tempi.Ciascun Veda consiste di tre parti denominate Mantra, Brahmana e Upanisad. La raccolta dei Mantra, o inni, è chiamata Samhita. I Brahmana contengono i precetti e i doveri religiosi. Le Upanisad e gli Aranyaka, che discutono problemi filosofici, sono le parti conclusive dei Brahmana. Le Upanisad contengono la base spirituale di tutto il successivo pensiero del Pa ese. Delle prime Upanisad, l'Aitareya e la Kausitaki appartengono al Rg-Veda, la Kena e la Chandogya al Sama-Veda, la Isa, la Taittiriya e la Brhadaranyaka allo Yajur-Veda, e la Prasna e la Mundaka all'Atharva-Veda. Gli Aranyaka si collocano tra i Brahmana e le Upanisad e, come suggerisce il loro nome, costituiscono oggetto di meditazione per coloro che vivono nelle foreste. I Brahmana trattano il rituale che deve essere osservato dal capo famiglia, ma quando questi nella sua vecchiaia si ritira nella foresta è necessario qualcosa che sostituisca il rituale, e a ciò provvedono gli Aranyaka. Gli aspetti simbolici e spirituali del culto sacrificale sono oggetto di meditazione, e questa meditazione prende il posto dell'esecuzione del sacrificio. Gli Aranyaka rappresentano l'anello di congiunzione tra il rituale dei Brahmana e la filosofia delle Upanisad. Mentre gli inni sono la creazione dei poeti, i Brahmana sono l'opera dei sacerdoti, e le Upanisad le meditazioni dei filosofi. La religione naturalistica degli inni, la religione ritualistica dei Brahmana e la religione spirituale delle Upanisad corrispondono molto da vicino alle tre grandi divisioni dello sviluppo religioso secondo la concezione hegeliana. Sebbene in un'epoca posteriore queste tre divisioni siano coesistite, non c'è dubbio che originariamente si svilupparono nel corso di epoche successive. Le Upanisad, se in un certo senso rappresentano la continuazione del culto vedico, in un altro senso costituiscono una risposta alla religione dei Brahmana.
Il Rig-Veda o Rgveda (lett. "la sapienza/scienza" - veda - "degli inni" - Rg), è una raccolta di inni religiosi scritti in una forma arcaica di sanscrito, classificati come uno dei quattro principali testi induisti, i Veda. È attualmente impossibile stabilire con certezza la data di compilazione del Rig Veda; gli inni sacri risalgono – nella redazione a noi pervenuta – probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra il 1500 a.C. e il 1200 a.C.
Il Rig-Veda descrive un sistema di credenze basato su riti sacrificali.
Oltre alla religione sacrificale, i Rig-Veda contengono molti altri elementi indoeuropei. Le divinità preponderanti in questi inni sono Indra, Agni e Soma, mentre l'antico dio del cielo (Dayus, cfr. greco Zeus) non ha lo stesso rilievo che presenta nel pantheon greco o romano.
Il Rig Veda è una raccolta di 1028 inni, chiamati Sùkta (lett. "ben detto") oppure mantra ("versetto, invocazione") per un totale di 10462 strofe suddivise in dieci libri, i mandala ("cicli, cerchi"), di diseguale ampiezza, struttura e datazione.
Gli inni al suo interno sono raggruppati secondo due criteri:
secondo il contenuto. Abbiamo così una serie di inni dedicati a dei (i deva o devata) particolarmente venerati nel periodo vedico (1500 a.C. - 900 a.C.): Indra, Varuna, Agni, Soma, Savitr o Surya, Usas, etc.
secondo la struttura letteraria. Abbiamo così gruppi di inni con la stessa metrica, disposti secondo la loro decrescente lunghezza; lo stesso criterio per le Sure del Corano.
I libri che vanno dal II al VII sono la parte più antica e omogenea del Rig Veda, ciascuno dei quali è attribuito a poeti veggenti appartenenti alla stessa famiglia e chiamati pertanto "libri di famiglia".
I libri I e VIII hanno la comune caratteristica di essere costituiti da una serie di piccole collezioni anch'esse ascritte a diverse famiglie di poeti veggenti.
Il libro IX è interamente dedicato al dio Soma, un dio dall'importante ruolo nella celebrazione del sacrificio vedico.
Il X libro è il più recente. Esso contiene, tra gli altri alcuni inni di tipo cosmogonico, che testimoniano una nuova sensibilità religiosa e una incipiente ricerca religiosa.
Il Sāma Veda è uno dei quattro Veda, libri sacri della religione induista, e il nome significa "Veda delle melodie".
Il Sāma Veda ci è giunto in tre recensioni: quella della scuola Jaiminīya, della Kauthurna e della Rāniāyanīya.
La raccolta, che ha finalità ritualistiche, è divisa in due grandi ripartizioni: il Pūrvācika, diviso in sei lezioni (prapātihaka) e l' Uttarārcika. La maggior parte delle strofe del Sāma Veda è tratta dal Rig Veda ed è destinata all' udgātar, il sacerdote cantore dell' udgīta (atto sacrificale), il cui compito era quello di cantare accompagnato dai suoi assistenti, il prastotar, il prastāva, il pratihartar ed il subrahmaniya, gli inni (sāman) durante l'esecuzione del sacrificio del soma. Nel Sāma Veda troviamo due Brāhmania molto importanti: il primo è il Jaiminīya Brāhmania o Talavakāra Brāhmania (il Brāhmania dei musici) che prende il nome dal saggio Jaimini. Il secondo è il Tānidyamahā Brāhmania o Pañcavimśa Brāhmania, che prende il nome da Tanda un maestro legato alla trasmissione dello Yajur Veda (Bianco Veda).
Il Sāma Veda offre un contributo notevole per la conoscenza della storia della musica dell'India antica: si tratta infatti del più antico esempio di musica liturgica a noi noto.

 Lo Yajur Veda è un trattato di formule inerenti al sacrificio. Contiene le formule sacrificali, scritte talvolta come litanie ed erano praticate dall'officiante. Yajus significa "formula sacrificale". È una raccolta di formule che il sacerdote officiante (adhavaryu) recitava durante le varie fasi del sacrificio. È pervenuto ai giorni nostri in 2 versioni; Krsna Yajurveda (yajurveda nero)e Sukla Yajurveda (yajurveda bianco). Sono divisi in sezioni in base al tipo di sacrificio. Sono composti in parte in versi (dal Rg Veda) e in parte in prosa ed è il più antico esempio di prosa letteraria dell'antico indiano.
L'Atharva Veda è il trattato di medicina e formule magiche. Raccolta di inni e di preghiere, con carattere più popolare considerando i RigVeda; dal punto di vista etnologico offre interessanti notizie in particolare sui primi rudimenti della medicina Ayuvedica. Ritenuto il testo più recente, fu adottato come manuale rituale dei brahamani, la classe dei sacerdoti addetti ai sacrifici.

sabato 21 aprile 2012

RICETTE : CHAPATI (PANE INDIANO)

Chapati
Ingredienti per dodici chapati:
  • 2 tazze di farina integrale
  • da mezza a tre quarti di tazza d'acqua
  • Ghi o burro fuso




PROCEDIMENTO

  1. Mettete in una terrina la farina e aggiungete gradualmente l'acqua fino a ottenere una pasta morbida.
  2. Impastate, lavorando sul ripiano del tavolo spolverato di farina.
  3. Dividetela pasta in 12 pezzi, fatene 12 palline e schiacciatele col palmo della mano.
  4. Preparate sul fuoco a media temperatura una piastra di ferro che dovrà essere abbastanza calda quando si cominceranno a cuocere i chapati.
  5. Tornate alle 12 palline di pasta ottenute prima e appiattitele con un matterello sul tavolo, preventivamente infarinato, fino a formare dischi di 12 cm. di diametro..
  6. Cercate di renderli più rotondi possibile e mettetene uno sulla piastra di ferro, ormai calda.
  7. Quando comincia a fare bollicine da un lato, giratelo e cuocetelo dall'altra parte (circa 20 secondi per ogni lato).
  8. Mentre il primo chapati cuoce sulla piastra, accendete il secondo fuoco a fiamma media. (Se avete un fornello elettrico mettete una piccola griglia).
  9. Quando il primo chapati è ormai cotto sulla piastra, prendetelo rapidamente con un paio di pinze e tenetelo accuratamente sopra il secondo fornello, finché comincia a gonfiare (circa 5 secondi).
  10. Poi giratelo dall'altra parte, con le pinze e fatelo cuocere altri 5 secondi sempre sul secondo fornello.
  11. Il chapati apparirà come pieno di lentiggini.
  12. Non perdetevi d'animo se non sempre il chapati si gonfierà come deve: occorre un pò di pratica!
  13. Spennellate con ghi.

CHAPATI CHE SI GONFIA DIRETTAMENTE SOPRA IL FORNELLO (VEDI PUNTO 9)


BUON APPETITO!

HARI OM

martedì 10 aprile 2012

ADHO MUKHA SVANASANA (IL CANE CHE SI STIRA )





BENEFICI
  • Rilassa il cervello e contribuisce ad alleviare lo stress e le forme di lieve depressione
  • Da una sferzata di energia a tutto il corpo 
  • Allunga spalle, tendini delle ginocchia, polpacci, archi dei piedi e mani 
  • Rafforza braccia e gambe 
  • Contribuisce ad alleviare i sintomi della menopausa 
  • Allevia i disturbi mestruali se realizzata con un sostegno per la testa 
  • Contribuisce a prevenire l'osteoporosi 
  • Migliora la digestione 
  • Allevia mal di testa, insonnia, dolori alla schiena e stanchezza
  • Svolge un'azione terapeutica per pressione sanguigna, asma, piedi piatti, sciatica, sinusite