I Veda sono i più
antichi documenti dello spirito umano di cui siamo in possesso. Scrive il
Wilson: "Quando i testi del Rg-Veda e dello Yajur-Veda saranno completati,
noi saremo in possesso di materiali sufficienti per una giusta valutazione dei
risultati che ne deriveranno, e dell'effettiva condizione, sia politica che
religiosa, degli Indù in un'epoca coeva alle più antiche testimonianze finora
conosciute dell'organizzazione sociale, di gran lunga anteriore al sorgere
della civiltà greca, antecedente alle più antiche vestigia finora scoperte
dell'impero assiro, contemporanea probabilmente solo ai più antichi scritti
ebraici e posteriore soltanto alle dinastie egiziane, di cui tuttavia si
conosce ancora ben poco oltre ai semplici nomi. I Veda ci forniscono abbondanti
informazioni in merito a tutto ciò che più ci interessa per lo studio
dell'antichità".
I Veda sono un'antichissima raccolta di opere sacre di estrema importanza
presso la religione induista, che consistono essenzialmente in canti rituali e
recitazioni le quali hanno lo scopo di vitalizzare e spiritualizzare ogni fase
della vita e dell'attività dell'uomo. Si ritiene che siano il Testo sacro più
antico che sia pervenuto ai giorni nostri.
Il termine "Veda" (dalla radice sanscrita vid, "sapere",
"conoscere") significa letteralmente "conoscenza", e sta
qui ad indicare la suprema conoscenza di Dio, o Brahman.
Fra tutti gli immensi testi dell'India, i Veda sono le uniche Scritture alle
quali non viene attribuito alcun autore. Il Rig Veda riconduce gl'inni ad
un'origine celeste e ci dice che essi sono stati tramandati da "tempi
antichi" e rivestiti di un linguaggio nuovo. Divinamente rivelati di era
in era ai Rishi (considerati dei veri e propri veggenti) i quattro Veda sono
detti possedere nityatva, "validità senza tempo".
I Veda sono essenzialmente quattro: Rig il più antico, Sama, Yajur e Atharva.
Sono collezioni di inni e formule magice, mantra. La datazione è incerta ma
risalgono almeno al secondo millennio avanti Cristo. Per più di mille anni sono
stati tramandati oralmente; in seguito scritti. L'organizzatore e suddivisore
dei Veda, che consentì ai mortali di comprendere la divina conoscenza in essi
contenuta, è considerato il mitico saggio Vyāsa, autore del Mahābhārata e dei
Purana. Nella tradizione vedica Vyãsadeva viene riconosciuto come un Avatãra di
Dio in Persona, uno dei sette principali filosofi dell'India, nonché il più
grande filosofo di tutti i tempi.Ciascun Veda consiste di tre parti denominate
Mantra, Brahmana e Upanisad. La raccolta dei Mantra, o inni, è chiamata
Samhita. I Brahmana contengono i precetti e i doveri religiosi. Le Upanisad e
gli Aranyaka, che discutono problemi filosofici, sono le parti conclusive dei
Brahmana. Le Upanisad contengono la base
spirituale di tutto il successivo pensiero del Pa ese. Delle prime Upanisad,
l'Aitareya e la Kausitaki
appartengono al Rg-Veda, la Kena
e la Chandogya
al Sama-Veda, la Isa,
la Taittiriya
e la Brhadaranyaka
allo Yajur-Veda, e la Prasna
e la Mundaka
all'Atharva-Veda. Gli Aranyaka si collocano tra i Brahmana e le Upanisad e,
come suggerisce il loro nome, costituiscono oggetto di meditazione per coloro
che vivono nelle foreste. I Brahmana trattano il rituale che deve essere
osservato dal capo famiglia, ma quando questi nella sua vecchiaia si ritira
nella foresta è necessario qualcosa che sostituisca il rituale, e a ciò
provvedono gli Aranyaka. Gli aspetti simbolici e spirituali del culto
sacrificale sono oggetto di meditazione, e questa meditazione prende il posto
dell'esecuzione del sacrificio. Gli Aranyaka rappresentano l'anello di
congiunzione tra il rituale dei Brahmana e la filosofia delle Upanisad. Mentre
gli inni sono la creazione dei poeti, i Brahmana sono l'opera dei sacerdoti, e
le Upanisad le meditazioni dei filosofi. La religione naturalistica degli inni,
la religione ritualistica dei Brahmana e la religione spirituale delle Upanisad
corrispondono molto da vicino alle tre grandi divisioni dello sviluppo
religioso secondo la concezione hegeliana. Sebbene in un'epoca posteriore
queste tre divisioni siano coesistite, non c'è dubbio che originariamente si
svilupparono nel corso di epoche successive. Le Upanisad, se in un certo senso
rappresentano la continuazione del culto vedico, in un altro senso
costituiscono una risposta alla religione dei Brahmana.
Il Rig-Veda o Rgveda (lett. "la sapienza/scienza" - veda -
"degli inni" - Rg), è una raccolta di inni religiosi scritti in una
forma arcaica di sanscrito, classificati come uno dei quattro principali testi
induisti, i Veda. È attualmente impossibile stabilire con certezza la data di
compilazione del Rig Veda; gli inni sacri risalgono – nella redazione a noi
pervenuta – probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra
il 1500 a.C.
e il 1200 a.C.
Il Rig-Veda descrive un sistema di credenze basato su riti sacrificali.
Oltre alla religione sacrificale, i Rig-Veda contengono molti altri elementi
indoeuropei. Le divinità preponderanti in questi inni sono Indra, Agni e Soma,
mentre l'antico dio del cielo (Dayus, cfr. greco Zeus) non ha lo stesso rilievo
che presenta nel pantheon greco o romano.
Il Rig Veda è una raccolta di 1028 inni, chiamati Sùkta (lett. "ben
detto") oppure mantra ("versetto, invocazione") per un totale di
10462 strofe suddivise in dieci libri, i mandala ("cicli, cerchi"),
di diseguale ampiezza, struttura e datazione.
Gli inni al suo interno sono raggruppati secondo due criteri:
secondo il contenuto. Abbiamo così una serie di inni dedicati a dei (i deva o
devata) particolarmente venerati nel periodo vedico (1500 a.C. - 900 a.C.): Indra, Varuna,
Agni, Soma, Savitr o Surya, Usas, etc.
secondo la struttura letteraria. Abbiamo così gruppi di inni con la stessa
metrica, disposti secondo la loro decrescente lunghezza; lo stesso criterio per
le Sure del Corano.
I libri che vanno dal II al VII sono la parte più antica e omogenea del Rig
Veda, ciascuno dei quali è attribuito a poeti veggenti appartenenti alla stessa
famiglia e chiamati pertanto "libri di famiglia".
I libri I e VIII hanno la comune caratteristica di essere costituiti da una
serie di piccole collezioni anch'esse ascritte a diverse famiglie di poeti
veggenti.
Il libro IX è interamente dedicato al dio Soma, un dio dall'importante ruolo
nella celebrazione del sacrificio vedico.
Il X libro è il più recente. Esso contiene, tra gli altri alcuni inni di tipo
cosmogonico, che testimoniano una nuova sensibilità religiosa e una incipiente
ricerca religiosa.
Il Sāma Veda è uno dei quattro Veda, libri sacri della religione induista, e il
nome significa "Veda delle melodie".
Il Sāma Veda ci è giunto in tre recensioni: quella della scuola Jaiminīya, della
Kauthurna e della Rāniāyanīya.
La raccolta, che ha finalità ritualistiche, è divisa in due grandi
ripartizioni: il Pūrvācika, diviso in sei lezioni (prapātihaka) e l'
Uttarārcika. La maggior parte delle strofe del Sāma Veda è tratta dal Rig Veda
ed è destinata all' udgātar, il sacerdote cantore dell' udgīta (atto
sacrificale), il cui compito era quello di cantare accompagnato dai suoi
assistenti, il prastotar, il prastāva, il pratihartar ed il subrahmaniya, gli
inni (sāman) durante l'esecuzione del sacrificio del soma. Nel Sāma Veda
troviamo due Brāhmania molto importanti: il primo è il Jaiminīya Brāhmania o
Talavakāra Brāhmania (il Brāhmania dei musici) che prende il nome dal saggio
Jaimini. Il secondo è il Tānidyamahā Brāhmania o Pañcavimśa Brāhmania, che
prende il nome da Tanda un maestro legato alla trasmissione dello Yajur Veda
(Bianco Veda).
Il Sāma Veda offre un contributo notevole per la conoscenza della storia della
musica dell'India antica: si tratta infatti del più antico esempio di musica liturgica
a noi noto.
Lo Yajur Veda è un trattato di formule inerenti al sacrificio. Contiene le
formule sacrificali, scritte talvolta come litanie ed erano praticate
dall'officiante. Yajus significa "formula sacrificale". È una
raccolta di formule che il sacerdote officiante (adhavaryu) recitava durante le
varie fasi del sacrificio. È pervenuto ai giorni nostri in 2 versioni; Krsna
Yajurveda (yajurveda nero)e Sukla Yajurveda (yajurveda bianco). Sono divisi in
sezioni in base al tipo di sacrificio. Sono composti in parte in versi (dal Rg
Veda) e in parte in prosa ed è il più antico esempio di prosa letteraria
dell'antico indiano.
L'Atharva Veda è il trattato di medicina e formule magiche. Raccolta di inni e
di preghiere, con carattere più popolare considerando i RigVeda; dal punto di
vista etnologico offre interessanti notizie in particolare sui primi rudimenti
della medicina Ayuvedica. Ritenuto il testo più recente, fu adottato come
manuale rituale dei brahamani, la classe dei sacerdoti addetti ai sacrifici.